Stiamo vivendo tutti la condizione di quarantena imposta dall’emergenza del coronavirus: l’isolamento sociale, condizione di per sé deprivante, diviene oggi condizione di sicurezza. Questo stato paradossale delle cose secondo cui è oggettivamente più sicura una condizione che soggettivamente sottrae sicurezza (sappiamo che il sostegno sociale è un fattore altamente protettivo rispetto allo stress) contribuisce a segnare una sorta di altalena umorale per la quale fasi di adattamento si alternano a fasi di profondo sconforto.
Lo sconforto può essere vissuto con note più di tipo ansioso: agitazione psico-motoria, difficoltà a concentrarsi, disturbi del sonno, anticipazioni di scenari futuri catastrofici, paura del contagio e così via; oppure con motivi di tipo depressivo: apatia e rallentamento psico-motorio, ritiro sociale (anche rispetto agli scambi sociali possibili come le telefonate, videochiamate ecc.), tristezza e pianto, senso di perdita irreversibile.
Si tratta in entrambi i casi di reazioni normali a una situazione esterna del tutto eccezionale e dai connotati traumatici, ma questa consapevolezza non avalla un atteggiamento passivo e arrendevole bensì attiva da un lato una maggiore tolleranza alle emozioni negative che inevitabilmente si affacceranno nella nostra vita psichica e che, sappiamo, passeranno lasciando il posto ad un rinnovato senso di stabilità. Dall’altro lato questa stessa consapevolezza attiva le nostre risorse ossia tutte le cose che possiamo fare, e sono tante, per aiutarci a contrastare una eccessiva negatività umorale facilitando il ripristino della tranquillità interiore e il consolidamento di una prospettiva futura positiva.
Ne citiamo alcune:
–prendersi cura di sé attraverso una alimentazione sana, un tempo da dedicare all’attività fisica (in ogni casa è possibile svolgere semplici esercizi ginnici attraverso eventualmente video gratuiti e disponibili in internet), delle abitudini regolari sui ritmi sonno-veglia.
–praticare la respirazione diaframmatica, esercizi di mindfulness o altre pratiche meditative. Si tratta di attività che incidono in maniera diretta ed efficace sulla condizione ansiosa o depressiva.
-individuare le attività che riteniamo piacevoli e per le quali “non si aveva mai tempo”: la lettura, lo studio, suonare uno strumento, il disegno, la pittura o qualsiasi altro hobby che proprio grazie alla quarantena siamo nelle condizioni di rispolverare o coltivare più assiduamente.
–mantenere i contatti con i propri cari, i parenti e gli amici: la tecnologia oggi ci offre la possibilità di “sentirci in connessione” anche senza incontrarci dal vivo. Sappiamo che non è la stessa cosa cionondimeno alimentare e irrobustire la rete sociale di cui facciamo parte è un ingrediente fondamentale del contrasto allo stress traumatico.
–fare qualcosa per gli altri: si stanno attivando in questo periodo delle iniziative sia di quartiere che attraverso la rete informatica (gruppi facebook di quartiere o di altro tipo) finalizzate ad aiutare chi, in questa situazione, si trova in una condizione particolarmente svantaggiata o rischiosa: pensiamo agli operatori sanitari che sono in prima linea nella lotta contro il coronavirus o a chi già lavorava in maniera precaria e ha perso ogni fonte di sostentamento. Anche una piccola azione di solidarietà può portarci un notevole beneficio perché assumiamo una posizione attiva e responsabile.
–chiedere aiuto: l’Ordine Nazionale degli Psicologi ha messo a disposizione di tutti la lista dei colleghi disponibili a operare online anche in maniera gratuita quindi se senti di averne bisogno chiedi un sostegno professionale.