La quarantena sta per concludersi e si affacciano fasi diverse legate al contenimento del contagio caratterizzate dall’allentamento progressivo delle misure di isolamento sociale.
La situazione italiana appare diversificata geograficamente per quanto riguarda l’andamento dei dati epidemiologici ma il generale abbassamento della curva epidemica consente una parziale e progressiva ripresa delle attività economiche e sociali.
Ci troviamo dunque tutti nella condizione di operare un ulteriore cambiamento adattivo in grado di coniugare il senso di sicurezza con l’esigenza di una ripresa delle nostre attività: si tratta di una condizione nella quale il rischio del contagio, sebbene sia basso, diventa condizione di vita, si tratta di apprendere a convivere con il virus, in attesa di un vaccino che lo renda meno minaccioso.
Il modo in cui ciascuno si approccerà a questa nuova fase della pandemia è relativo a come si è affrontato e vissuto il periodo precedente: la fase della quarantena con il suo carico traumatico legato alla diffusione esponenziale del virus, all’elevato numero dei decessi e all’esigenza di un isolamento pressoché totale può essere stata vissuta in modi molto diversi ed è importante verificare che non abbia lasciato una impronta negativa stabile che renderebbe difficile una modificazione dell’assetto adattivo successivo.
Nell’individuo traumatizzato è comune il vissuto di permanere in uno stato di iper arousal caratterizzato da stati ansiosi o depressivi, disturbi del sonno e della concentrazione, pensieri intrusivi legati alla paura del contagio. Sono aspetti normali che diventano disfunzionali se si protraggono nel tempo impedendo una modulazione dello stile adattivo.
Se l’evitamento sociale è stato un comportamento funzionale alla protezione della salute propria ed altrui durante la quarantena adesso rischia di rimanere come un residuo traumatico se non si è in grado di modularne l’appropriatezza alla nuova fase. Anche la negazione del rischio, all’altro estremo, può considerarsi una forma di difesa disadattiva in quanto non consente la realizzazione di comportamenti ragionevolmente prudenti per la protezione dal contagio.
Come si vede siamo in un’area grigia in cui l’aspetto di maggior rilievo risulta essere un ragionevole stato di benessere psicologico che possa guidarci nella scelta di comportamenti equilibrati che ci consentano di svolgere le attività permesse con prudenza e tranquillità.