Ho già descritto nei precedenti articoli sulla pandemia da coronavirus le reazioni da stress, i segnali a cui prestare attenzione e i consigli per contrastare la negatività umorale e l’accumulo di stress peri-traumatico.
Dopo circa un mese di quarantena possiamo fare un primo bilancio dell’enorme cambiamento che c’è stato nelle nostre vite e di quale sia il nostro nuovo assetto adattivo:
le nostre nuove abitudini quotidiane, il cambiamento nei nostri contatti sociali e nelle nostre relazioni all’interno della famiglia.
L’aspetto relazionale familiare merita una particolare attenzione in quanto la quarantena ci ha costretto ad una condivisione di spazi e tempi a cui non eravamo abituati stravolgendo i precedenti equilibri relazionali: laddove c’erano tensioni e conflitti è probabile che essi si siano dapprima esacerbati e poi trasformati in una nuova direzione, positiva o negativa.
Tutti i periodi di crisi portano una destrutturazione dello status quo e l’attuale situazione di pandemia, coinvolgendo tutte le sfere della nostra esistenza, quella sociale, lavorativa, familiare e quella della quotidianità, non fa eccezione.
D’altra parte l’etimologia della parola crisi conduce direttamente al concetto di scelta ed è questo il punto su cui vorrei puntare l’attenzione: sebbene l’attuale regime restrittivo, funzionale alla protezione della nostra salute e dei nostri sistemi sanitari, ci limiti fortemente rispetto alla nostra libertà (libertà di lavorare, di uscire, di frequentare le persone a noi care ecc.) conserviamo sempre un ampio margine di scelta su come elaborare il nostro vissuto. L’essere umano si distingue da tutte le altre specie viventi per questa possibilità trasformativa rispetto ai propri processi interiori legata alla coscienza, alle funzioni superiori e alla creatività.
Non si tratta di negare la sofferenza ma, come sempre accade, di assumercene la responsabilità, assumere una posizione attiva che inizia con l’interrogarci, auto-osservandoci, su come stiamo noi, come è cambiata la nostra vita e, infine, cosa possiamo fare per migliorarla. Ci sono sempre una infinità di cose da poter fare per migliorare la nostra vita e la crisi può servire a questo scopo ma per fare questo è indispensabile attivare uno sguardo “meta” su noi stessi come se potessimo guardarci dall’esterno.
La relazione terapeutica può essere compresa in questi termini: il terapeuta, attraverso il suo sguardo “esterno” all’individuo, ha la possibilità di attivare questa funzione trasformativa insita in ogni essere umano e la sofferenza individuale è il motore di questo cambiamento.