La curva dei contagi da Covid-19 è tornata a salire: siamo giunti alla temuta “seconda ondata” del virus e di nuovo il nostro sistema nervoso si trova a gestire un picco di stress che richiama in modo diretto le preoccupazioni e le ansie vissute a Marzo scorso. All’ansia e alle preoccupazioni del diffondersi del virus si è poi aggiunto l’isolamento sociale imposto dal lockdown che ci ha sottratto un fondamentale fattore protettivo per lo stress ossia la rete sociale. Stare insieme agli altri ci fa sentire più protetti, specie quando il nemico in questione è “invisibile”, e contribuisce a modulare il nostro stato emotivo: il confronto e il sostegno sociale contribuiscono a regolare le nostre emozioni.
Anche il fantasma di un secondo lockdown minaccia la nostra vita mentale con tutte le implicazioni relazionali, economiche e lavorative che ne sono seguite e al di là di un vero e proprio lockdown quello che permane a destabilizzare le nostre filogenetiche difese anti-stress è la condizione paradossale per cui più ci isoliamo più siamo protetti dal pericoloso contagio.
Ci troviamo di fronte dunque ad una sfida alla nostra resilienza che non conosce uguali perché una pandemia di queste proporzioni il genere umano non l’ha mai vissuta: nelle epoche storiche precedenti le distanze geografiche impedivano la diffusione delle epidemie su scala mondiale mentre nel mondo globalizzato anche i virus diventano cosmopoliti e viaggiano indisturbati da un capo all’altro del globo terrestre. La metafora che più spesso viene utilizzata nella ricerca di precedenti storici che possano guidarci in questa situazione del tutto nuova è quello della guerra: “tutti uniti ce la faremo, vinceremo” tuonano gli slogan ottimisti mentre i più saggi cercano di trovare un senso “spirituale”, una sorta di messaggio in codice che la natura ci starebbe inviando, un monito di cambiamento che rettifichi le condotte umane irrispettose della Natura e dei suoi equilibri.
Sentirci uniti nella comune condizione di affrontare e superare con successo questa difficile prova aiuta a regolare l’ansia e lo stress grazie al fatto che anche senza stare fisicamente con gli altri siamo in grado di attivare dentro di noi una rappresentazione mentale in cui siamo parte di una comunità, non siamo soli. Questo ci fa sentire più protetti mentre una rappresentazione mentale di solitudine genera tristezza e laddove c’è un pericolo aumenta lo stato di allarme.
Questo è un buon esempio di come le nostre rappresentazioni mentali, che riguardano il livello cognitivo e corticale della mente, siano in grado di regolare le nostre emozioni, collocate al livello limbico o tronco encefalico. Ci sta ad indicare che quando viviamo uno stato emotivo possiamo attivare pensieri protettivi e regolativi, che contengono e di fatto diminuiscono il grado di attivazione stressogena. Questa operazione può essere intenzionalmente avviata grazie alle nostre funzioni metacognitive, quelle funzioni cioè che presiedono all’auto-osservazione, all’attenzione focalizzata, alla funzione riflessiva: in psicoterapia chiamiamo “auto cura cognitiva” questa possibilità ed è una delle risorse che tutti possediamo, dobbiamo solo imparare ad usarla.