L’attuale Fase 3 è caratterizzata da un panorama contrastante e complesso: a fronte della ripresa delle attività economiche e degli spostamenti assistiamo a un relativo aumento dei contagi che vengono gestiti, al momento, senza gravare in maniera critica sul sistema sanitario. La condizione di incertezza rispetto al prossimo futuro, la crisi economica seguita al lockdown e il protrarsi di una condizione esistenziale condizionata dal potenziale rischio del contagio pongono alla nostra attenzione un dato importante inerente la salute mentale della popolazione:
l’aumento della sofferenza psichica legata a sindromi ansiose e depressive, l’aumento dei disturbi del sonno e della irritabilità nei minori, l’aumento delle difficoltà alimentari nella popolazione generale e negli adolescenti in particolare.
A fronte di queste prime evidenze, basate su indici indiretti come ad esempio il consumo di psicofarmaci e le osservazioni cliniche degli operatori sanitari, non sono stati avviati programmi comunitari di contrasto alla riduzione della salute mentale nella popolazione rischiando così di aumentare la forbice di discrepanza tra chi può permettersi l’accesso alle cure specialistiche e chi invece non può.
Sarebbe opportuno realizzare adesso progetti già ideati e depositati per essere trasformati in legge e che riguardano lo “psicologo di base” o rendere davvero operativi i progetti che prevedono la presenza nelle scuole dello psicologo: rendere accessibile alla popolazione generale la possibilità di una consulenza psicologica clinica costituirebbe già un primo passo importante nel contrasto agli effetti psicopatologici che inevitabilmente una pandemia comporta.