Come utilizziamo l’EMDR nel trattamento degli attacchi di panico?
L’EMDR è un trattamento specifico per l’elaborazione dei traumi e dalla sua nascita, negli anni ’60, ad oggi sta avendo un numero sempre crescente di convalide scientifiche e prove della sua efficacia. Quando i traumi avvengono nell’età dello sviluppo il loro impatto è maggiore in quanto l’apparato psichico infantile, essendo immaturo, è meno capace di quello adulto di elaborare efficacemente evenienze traumatiche. Infatti quando eventi traumatici coinvolgono bambini sarebbe bene attivare spazi terapeutici che possano aiutarli nell’elaborazione e agire in direzione preventiva rispetto a possibili esiti psicopatologici.
Distinguiamo i traumi in “T” quando si tratta di eventi che mettono a rischio la sopravvivenza dell’individuo (come ad es. terremoti, incidenti stradali, aggressioni subite, interventi chirurgici, ricevere la diagnosi di una malattia potenzialmente mortale…) o rappresentano una perdita irreversibile (tipicamente i lutti, incluse le interruzioni di gravidanza) e “t” quando si tratta di traumi relazionali, cioè aspetti relazionali, relativi al rapporto con i nostri care givers, che impattano traumaticamente sullo sviluppo della nostra personalità.
La relazione di attaccamento, cioè il tipo di relazione che abbiamo instaurato con i nostri care givers, può essere di diversi tipi: sicura, insicura-evitante, insicura-ambivalente e insicura-disorganizzata. La più alta incidenza di traumi di natura relazionale riguarda i tipi insicuro-ambivalente e insicuro- disorganizzato, mentre nel tipo evitante è l’attaccamento stesso ad essere disattivato.
Nel disturbo di attacco di panico la persona sperimenta una attivazione estrema del nostro sistema di allarme e ciò accade per la prima volta in determinate condizioni che vanno attentamente considerate perché daranno preziose informazioni su quali siano i “traumi generatori”, quelli accaduti nell’età dello sviluppo, all’interno della relazione di attaccamento, ri-attivati in una situazione successiva che diventa “il trigger” ossia la condizione scatenante.
L’EMDR dunque dovrà partire dai traumi generatori, passerà per gli attacchi di panico (selezionando il primo, il peggiore e l’ultimo) e arriverà ai triggers attuali per concludere il trattamento con scenari futuri in cui si potrà fare a meno del sintomo per affrontare le situazioni ansiogene.