Il capitolo delle dipendenze psicologiche è ampio e negli ultimi anni si è arricchito delle cosiddette “dipendenze comportamentali”, cioè il disturbo da gioco d’azzardo patologico e le “dipendenze da internet”, che si sono affiancate alle classiche dipendenze da uso di sostanze, insieme alla “dipendenza affettiva”, anch’essa comportamentale ma ancora più difficile da diagnosticare secondo i classici criteri diagnostici della “tolleranza”, “astinenza” e “perdita di controllo”.
L’approccio EMDR rappresenta uno strumento innovativo nel trattamento delle dipendenze, integrando le conoscenze sugli effetti psicopatologici del trauma, specie nell’età dello sviluppo, come “fattore predisponente” allo sviluppo futuro di una dipendenza, con le moderne acquisizioni delle neuroscienze, che hanno evidenziato i circuiti neuronali responsabili del “loop” della dipendenza.
Molte evidenze scientifiche sono state raccolte a sostegno dell’ipotesi che il comportamento della dipendenza sia sostenuto da un circuito neuronale cosiddetto del “wanting” : il soggetto dipendente ricerca uno stato emotivo conservato nella memoria implicita, inconscia, che ha ottenuto con il primo incontro con la sostanza, o con il gioco d’azzardo o il gioco su internet o l’incontro con la persona amata. Tale stato emotivo, detto “feeling state” con le parole di Miller, è tenacemente ancorato nella memoria grazie al rilascio di dopamina, un mediatore chimico cerebrale responsabile del vissuto di gratificazione e ricompensa, per cui anche quando il feeling state non viene raggiunto l’aspettativa che questo possa essere raggiunto è sufficiente a reiterare il comportamento dipendente.
I motivi per i quali il soggetto dipendente abbia bisogno di questa “ricompensa” vanno cercati nella sua storia autobiografica, in quelle vulnerabilità emotive che rappresentano il terreno su cui si è costruita questa gratificazione compensatoria.
Con l’EMDR il terapeuta potrà esplorare e lavorare sulle vulnerabilità emotive predisponenti allo sviluppo della dipendenza come anche agire in maniera focalizzata sul circuito del wanting e sulla desensibilizzazione del feeling state in modo tale che la vera guarigione non risiederà nel comportamento di astinenza, che di per sé dichiara la persistenza del problema, ma nella scelta deliberata di non ricorrere più al comportamento dipendente per compensare le proprie fragilità interne.