Il sintomo è ciò che viviamo come “il nostro problema” e può essere qualsiasi cosa: una relazione, un comportamento o un sintomo più classico chiamato “ansia”, “depressione” e così via. Possiamo considerare il sintomo come “il messaggero” della nostra sofferenza psichica: sta a segnalare che qualcosa non va nella nostra vita, il sintomo ci comunica un messaggio criptato e la relazione terapeutica è lo strumento del suo disvelamento.
Perché abbiamo bisogno di un sintomo per segnalare la nostra sofferenza? La nostra vita psichica è molto complessa, è il risultato delle nostre esperienze relazionali, dalle esperienze cosiddette primarie, quelle cioè avute con i nostri care-givers, alle relazioni familiari più allargate, alle esperienze extra familiari (prima la scuola, poi il lavoro, il rapporto con i coetanei…). Ogni fase di vita ha dei compiti evolutivi e ognuno di noi si misura con delle aspettative sia esterne, familiari e sociali, che interne, ciò che ci aspettiamo da noi stessi e ciò che desideriamo e progettiamo.
Data questa complessità non ci deve stupire che possano coesistere, all’interno della nostra vita psichica, spinte contrastanti, che originano da diverse fonti: ad es. potremmo desiderare di andare a vivere con il nostro partner ma sentirci in colpa perché ciò implicherebbe lasciare solo un genitore bisognoso di cui ci siamo sempre occupati. Oppure desideriamo completare un ciclo di studi ma ci spaventa l’idea di diventare grandi e lasciare il rassicurante mondo degli studenti. Le nostre emozioni negative, come il senso di colpa o la paura, possono essere evitate dalla nostra coscienza, proprio perché in contrasto con altre mete, scopi, o progetti più consapevoli. Possiamo avere imparato che le emozioni negative sono sbagliate e aver sviluppato un atteggiamento fobico nei loro confronti oppure vergognarcene. Il sintomo rappresenta la risoluzione di un dilemma che ci ha messo “spalle al muro”: la nostra attenzione viene dirottata sul sintomo e si perde il collegamento con il dilemma sottostante.
Ecco dunque che il sintomo in parte svela e in parte nasconde:” rappresenta”, non “è” il vero problema, ci indica la strada e le emozioni possono essere considerati “i cartelli stradali”. Dobbiamo costruire una mappa per capire questa strada ed è nella relazione con il terapeuta che questo processo si realizza: terapeuta e cliente insieme costruiscono la trama dei significati che conducono al dilemma e quando questo è finalmente svelato gran parte del percorso è già fatto.