La resilienza è un termine mutuato dalla fisica e indica la capacità di un materiale di resistere a un urto, assorbendo l’energia che può essere rilasciata in misura variabile dopo la deformazione. In psicologia la resilienza riguarda la capacità di un individuo di far fronte agli eventi negativi, traumatici o comunque sfavorevoli della vita, resistendo agli sviluppi psicopatologici che questi possono causare.
Nel concetto di resilienza dunque c’è un riferimento ad un evento esterno, sfavorevole, e anche il riferimento alle caratteristiche dell’individuo che vive l’evento, alle modalità con cui un individuo affronta, vive ed infine elabora ciò che gli accade.
La resilienza è un concetto che va visto nell’ottica della storia traumatica dell’individuo: quali sono gli eventi avversi che ha vissuto? Come vi ha fatto fronte? Qual è, infine, l’apprendimento che ha ricevuto da queste esperienze?
A partire dalle esperienze passate, che hanno lasciato un apprendimento specifico su di sé, è possibile inquadrare la resilienza attuale: le esperienze presenti fanno da trigger per esperienze simili vissute nel passato, riattivando pensieri, emozioni, vissuti e competenze.
Per questo la resilienza tende ad auto-alimentarsi: se dalle nostre esperienze passate ricaviamo un senso di auto-efficacia rispetto alle difficoltà questo sarà riattivato e motiverà un atteggiamento attivo e determinato che probabilmente confermerà, rafforzandola, l’auto-efficacia e la stima di sé: “ho superato anche questa”, diremo a noi stessi, accedendo ai numerosi aspetti positivi che ogni situazione difficile rivela dopo essere stata affrontata con successo.
Questo si intende per apprendimento post-traumatico.
Possiamo considerare la richiesta di aiuto come un comportamento resiliente perché ci pone in un atteggiamento attivo rispetto alle difficoltà che viviamo. L’aiuto in psicoterapia si caratterizza per essere volto allo sviluppo delle risorse individuali al fine di incoraggiare la resilienza, il senso di auto-efficacia e la stima di sé.