Che cos’è la mindfulness e perché è un metodo utile nel controllo dell’ansia e, più in generale, per la regolazione delle emozioni?
La mindfulness è un particolare “stato della mente” in cui chiediamo alla nostra mente di osservare dei contenuti esterni o interni in un modo del tutto particolare, ossia rispettando i principi di curiosità, apertura, assenza di giudizio ed equanimità.
Dunque nella mindfulness utilizziamo la nostra attenzione cosciente, l’attenzione cosiddetta focalizzata che è una funzione cognitiva superiore, collocata a livello della corteccia pre-frontale. Dirigiamo la nostra attenzione cosciente e focalizzata verso dei contenuti specifici, ipotizziamo, ad esempio, come tipicamente avviene, la respirazione. Durante l’osservazione tutti gli altri processi mentali sono compresenti e intervengono a “distrarre” il nostro cono attentivo proponendo altri contenuti di varia origine come pensieri, immagini, sensazioni, percezioni esterne ecc. Il nostro compito mindful consiste nell’osservare questi contenuti che intervengono con curiosità e apertura, accogliendoli cioè favorevolmente e, di qualsiasi contenuto si tratti, evitando di giudicarlo in modo positivo o negativo, cercando di mantenere inalterato il nostro atteggiamento verso di esso (equanimità). Dopo averlo osservato, il contenuto distraente va accompagnato fuori dal cono attentivo per tornare al nostro focus che è, nell’esempio portato, la respirazione.
La mindfulness va esercitata per ottenere dei buoni risultati, in questo senso è come l’esercizio fisico: se fatto con costanza e regolarità da dei buoni risultati; se invece si fa sporadicamente e in maniera irregolare costerà molta fatica e ci sembrerà di non riuscire nello scopo. Meglio 5 minuti di mindfulness al giorno tutti i giorni che provare a farlo in maniera saltuaria per un tempo prolungato perché la nostra capacità di concentrazione va allenata partendo da pochi minuti per poi progredire a piccoli passi. Il professionista che “insegna” l’esercizio mindful accompagna il cliente con la voce istruendolo passo dopo passo nel percorso e può “restituire” aspetti importanti che nota nel corso dell’esecuzione.
Perché questo esercizio mentale dovrebbe avere un effetto ansiolitico e, più in generale, sortire un effetto di buona regolazione emotiva?
Perché le funzioni mentali sollecitate durante la mindfulness, ossia l’osservazione consapevole, aperta ed equanime, rientrano nelle funzioni cognitive superiori, metacognitive, collocate a livello della corteccia frontale e pre-frontale e questa porzione di tessuto nervoso ha una funzione di inibizione dei livelli corticali sottostanti compreso il circolo limbico che è il centro nervoso sede dei sistemi motivazionali legati alle emozioni come rabbia, frustrazione, vergogna, tristezza, paura. A livello del tronco encefalico invece troviamo i centri nervosi responsabili della regolazione dell’arousal ossia di quella che comunemente chiamiamo ansia. La corteccia arriva fino al tronco encefalico portando la sua azione inibitoria su quei centri nervosi che, quando sono molto attivati, producono un elevato stato di arousal ossia uno stato di ansia generalizzato. Inibendo tali centri le emozioni collegate diminuiscono di intensità consentendo alle porzioni di corteccia superiori, legate al ragionamento riflessivo, di processare i contenuti mentali programmando azioni più razionali, ragionate, meno dominate dall’impulso emotivo.